IL MARE DIMENTICATO

II.IX

Aglae scivolò nelle acque tinte dalla tavolozza del tramonto, accarezzando le orecchie della sorella Seirio con le labbra per sussurrarle le parole da cui formare l'ultima storia di quella seconda giornata, prima dell'ode di chiusura.
La Sirena bionda si volse al sole morente e iniziò a narrare:


La suonatrice di cetra era figlia del Re del Sole e con il suo strumento di crine di drago nero e metallo lunare richiamava con le sue melodie le onde del Mare Dimenticato.
Ogni giorno, sul finire del tramonto, al brillare del raggio verde, le onde fantasma scivolavano come nebbia sul deserto del regno del Fuoco, vibrando nell'aria nell'incanto della musica.
La giovane principessa, dalla figura graziosa di pelle di porcellana e gli occhi dispari, il destro ambrato e il sinistro smeraldo, era sempre seguita da dodici golem, mostri alti come tre uomini, muti e letali, e la sua fida ancella. Fanciulla graziosa, a cui era legata da un'amicizia di sangue più profonda del tempo.
Una sera di solstizio, uno Spirito del Niente, creatura dell'ombra senza scopo né buoni sentimenti, invidioso del talento e della grazia dell'erede al trono, ne affrontò la guardia per rapirla. La dama di compagnia cadde tramortita dallo spavento per quell'apparizione improvvisa di violenza, oscurità e lame, che soggiornò nei suoi incubi per gli anni a venire. Lo scontro fu rapido e mortale, sconfitti i golem lo spirito agonizzante trascinò la principessa in una prigione di corallo sul fondo del lago nero al centro del mondo, poi si dissolse nell'aria metifica del sottosuolo, compiaciuto per la malefatta nonostante gli fosse costata l'esistenza.
In quel luogo da dove nascono le ombre e dimorano le creature selvagge, la principessa, privata della sua cetra e sorvegliata da una sfinge di cristallo, cantava il proprio strazio in toni così lievi e disperati da commuovere persino le rocce, che si coprirono di una fine rugiada di lacrime.
Il Re del Sole, furioso per la sparizione della primogenita, fece scavare gallerie nel deserto talmente larghe che la distanza tra i bordi si perdeva nell'orizzonte e inviò il suo esercito di settanta volte sette guerrieri della Luce a fronteggiare i rapitori.
Quando i soldati dovettero affrontare i vermi del buio, cieche colonne di fumo viscido dalle mille bocche, la guerra al confine del lago nero s'incastrò in uno stallo. Nessuna delle due fazioni poteva avanzare. I vermi si sarebbero consumati al primo raggio di sole, mentre gli eroi avrebbero ingrassato l'affamato nemico. La principessa sarebbe così rimasta prigioniera degli Spiriti del Niente sino all'ultimo respiro.
Furono convocati allora i migliori generali dei tre regni per studiare una strategia vincente: i prodi acchiappafantasmi dalle terre delle mele giganti approntarono un sistema di specchi riflettenti per portare i raggi solari nel sottosuolo, indebolendo così il nemico, ma la fitta cortina d'oscurità che proteggeva il lago assorbiva famelica e insaziabile ogni spiraglio di luce senza patire; i leggendari cacciatori di rattodonti armarono le truppe con lame di diamanti lunari, capaci di far sanguinare persino le ombre, ma gli Spiriti del Niente vestirono i vermi di corazze impenetrabili, ottenute dal sacrificio dell'esatta metà della loro anima malevola; il gabbiano Jonathan Livingston educò l'esercito della Luce ad arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, ovunque desiderassero, per attaccare rapidi e invisibili, ma nessuno fu in grado di trovare un punto debole alle mortali bestie del male.
Il Re del Sole si era ormai rassegnato alla perdita della figlia prediletta quando Baba Yaga, la strega del nord, si presentò alle porte dei suoi domini in sella al suo gigantesco mortaio volante offrendogli la salvezza della principessa. Il sovrano aveva udito storie terribili sulla malignità di quella donna avvizzita dai capelli d'argento, ma la disperazione cede a ogni ricatto e s'impegnò a versare qualunque prezzo avesse ella richiesto pur di riabbracciare la giovane erede.
Baba Yaga pronunziò allora le parole arcane di un sortilegio antico quanto il mondo, poi definì la sua ricompensa: «tua figlia ora potrà suonare la cetra e richiamare il Mare Dimenticato sino a lambire il lago al centro del mondo. Un cavaliere e uno soltanto, nella notte dei morti, potrà immergersi tra quelle acque per raggiungere la gabbia di Corallo e dovrà far l'amore con la principessa senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi, pena lo smarrimento nelle terre del buio, tra le fauci dei vermi. Solo la prova di un cuore coraggioso e davvero innamorato sarà in grado di strappare all'oscurità la prigioniera, ma al loro ritorno l'anima dell'uomo mi apparterrà.»
La strega svanì tra vapori maleodoranti e iniziò la ricerca di un prode disposto alla dannazione per salvare la donna. Si offrirono capitani coraggiosi, prodi condottieri e valenti servitori, ma sarebbero stati davvero capaci di posare una vista adorante sulla principessa, nella consapevolezza di uno smarrimento eterno tra le dita adunche di Baba Yaga?
Fu istituito un torneo annuale dalle cinque impossibili prove: una di coraggio, dove un mago costringeva i contendenti a fronteggiare il loro terrore più intenso per verificare se sarebbero stati in grado di superare le tenebre, una di nuoto, in cui si doveva risalire una cascata dimostrando così di avere la forza per raggiungere il lago al centro del mondo, una di intelligenza, dov'era necessario ingannare un demone con settantasette parole per provare di essere in grado di superare il quesito della sfinge, una di seduzione, in cui sette cortigiane dovevano consumarsi nell'orgasmo al semplice posarsi dello sguardo. L'ultima era una prova di conoscenza, il sovrano avrebbe interrogato il paladino sulla vita della figlia, perché soltanto nella memoria risiedono le prime gemme dell'amore.
Il primo anno a uscire vittorioso fu il maestro di cetra della principessa. Per insegnarle l'arte della musica i loro sentimenti si strofinavano di continuo e nessuno nel regno poteva dubitare della sincerità del suo intento. L'uomo affrontò il buio tuffandosi nel Mare Dimenticato evocato dalla musica della ragazza imprigionata, ma un verme colossale lo fece impazzire con una litania disarticolata e ossessiva.
L'edizione successiva trionfò il capitano della guardia reale, ma pretese di portare un'armatura con sé e affogò poco prima di giungere al termine del viaggio. Fu la volta poi del principe Casper, promesso sposo della principessa, ma la sfinge ne divorò la testa quando questi fallì l'indovinello.
Al quarto anno si avventurò nel buio un giovane stalliere che aveva condiviso l'infanzia con la nobile rapita e le aveva giurato il più tenero sentimento. Riuscì a superare la traversata, l'oscurità e la sfinge, ma lo sconfissero gli occhi del donna, così penetranti nella loro diversità, strazianti per uno spirito coraggioso, ma timido di fronte all'oggetto del desiderio. La disperazione lo colse durante l'amplesso e il buio gli offrì consolazione eterna.
Il re, ancor più provato nel dolore dalla perdita di tanti validi elementi, proclamò l'ultima edizione di quella selezione, al cui termine giunse, inaspettato, un guerriero sconosciuto, il volto coperto da una maschera bianca, che superò ogni sfida in modo brillante, persino le domande del re, dimostrando di conoscere la Principessa più del suo stesso genitore.
Il cavaliere senza volto, dalla lunga chioma corvina e il fisico esile, ma capace di potenza straordinaria, si avventurò senza indugio negli abissi del mare dimenticato, quando si materializzò all'ingresso di un'apertura superficiale. Seguì le note della cetra senza indugio, ignorando i sussurri degli Spiriti del Niente e i lamenti dei vermi. Rispose senza esitazione alla sfinge e posò il suo sguardo sulla Principessa, scivolando con le labbra dischiuse tra le pieghe del suo sesso per regalarle con baci appassionati l'amore liberatorio, senza distogliere mai le pupille, nemmeno nell'istante dell'orgasmo di lei, quando una donna può leggere ogni menzogna nascosta dell'amante.
Ritornarono al cospetto del Re del Sole insieme e sul regno piombò un silenzio di gelo, un'attesa sofferente, la consapevolezza della tragedia imminente. Baba Yaga si presentò senza indugio emergendo dalla polvere e reclamando l'anima dell'uomo che aveva tratto in salvo la fanciulla.
Questi avanzò verso la fattucchiera, seguito dalla disperazione della principessa e dal rammarico più profondo dell'intera popolazione, e si levò la maschera, mostrando uno splendido e simmetrico volto femminile. Lo stesso viso che per un'intera giovinezza aveva accompagnato l'erede al trono insieme ai golem nelle sue serenate. Era la piccola ancella, fiorita in una donna meravigliosa, impavida e innamorata. E per quanto valorosa come il più fiero dei capitani dell'esercito della luce, era pur sempre donna. E Baba Yaga aveva chiesto l'anima di un uomo.
La strega gridò all'inganno, maledisse la discendenza dell'intero reame, invocò il giudizio infernale, ma alla fine si allontanò sconfitta, mentre il Re del Sole proclamava danze e giochi, ordinava libagioni e spettacoli senza accorgersi che la coppia di festeggiate si era allontanata verso il deserto, per accarezzare in dolce solitudine le onde fantasma di quel Mare Dimenticato che le aveva unite ancora una volta, fino alla fine del mondo.

[grazie a Elisa]


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