ODE AL TRAMONTO - IL VECCHIO MARINAIO

                    I.VI


Il mare si colorò del vino, gli immensi leviatani sfiatarono un muro di nebbia, mentre dal buio dei fondali emergeva un bestiario dimenticato di sauri giganti, calamari dai tentacoli lunghi una lega e fantasmi di vascelli, perché anche gli spiriti erranti dei marinai avevano diritto ad alleviare la condanna con le storie della notte.


Syrizo richiamò le creature al rispetto della tregua del decamerone, e attese il sussurro di una sorella per l'ode al tramonto:



Canta il gabbiano,
ricordo dell'albatro
inverno del mar. 

Cola la nebbia
sul vecchio marinaio, 
di condanna eco. 

Sgradito ospite,
del vascello tra i ghiacci
seguita a narrar.

E tu che n'odi,
l'agonia spettrale
chiediti meco: 

Se Vita-in-Morte
or compagna improvvisa
potrai ignorar.

[Grazie a Michela]


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